Posted on agosto 28, 2017 by affascinailtuocuore

Nei 30 racconti che compongono la raccolta Un mese con Montalbano, viene magistralmente condensato tutto il mondo del famoso commissario. Il dono di questi racconti è infatti la sintesi. Lo spazio narrativo è limitato e dunque trama ed effetto devono necessariamente essere super contenuti.
Si potrebbe avere l’impressione iniziale che la narrazione sia solo “accelerata”, ma è solo una falsa impressione. Tutto è studiato, controllato magistralmente da Camilleri e l’effetto finale arriva “sorprendente ed immediato”. Viva Poe! Anche la vena ironica tipica del l’autore e del personaggio qui viene esaltata dalla brevità del racconto.
Riconosco in alcune storie la sceneggiatura della fiction televisiva. Gli innumerevoli spunti letterari gettati qua e la tra le righe, mettono in evidenza la cultura enorme di questo scrittore Siciliano così amato da tutti noi lettori. Montalbano legge le opere che Andrea ha già divorato. Opere sofisticate , opere popolari, opere che hanno segnato il percorso di formazione di milioni di persone nel mondo.
Non chiedetemi di scegliere, non posso. Me li sono goduti tutti e in ciascuno ho trovato un piccolo elemento di novità e interesse. Riporto la nota finale dell’autore. Mentre la leggevo sentivo nelle orecchie la voce roca e affabulante di Camilleri. Grande!

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Posted on gennaio 10, 2014 by affascinailtuocuore
Posted on marzo 19, 2012 by affascinailtuocuore

Affascinante viaggio nella Certosa di San Lorenzo
17 Marzo 2012, si chiude l’anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Torniamo dalla Sicilia e su suggerimento del cugino architetto, decidiamo di fermarci a Padula, anche per spezzare il lunghissimo viaggio attraverso la lunga Calabria, su, su fino al Nord.
Meraviglia delle meraviglie:
lo “sbadiglio della finestra”, come canta Modugno in Vecchio Frac, dell’Hotel Certosa (consigliatissimo!) apre alla magnifica Certosa di San Lorenzo. Sventolano sul portale di ingresso le bandiere Italiana ed Europea. Il sole comincia a baciare il monumento. Quale migliore visione per chiudere degnamente il 150° dell’Unità di’Italia? Una visita di bellezza stratosferica, all’interno di un gioiello italiano e universale.
Colpisce subito la cortesia discreta, ma attenta, degli addetti. Non giovani, in un posto dove decine di ragazzi potrebbero invece lavorare con soddisfazione, tra bellezza e cultura. Colpiscono i “vuoti”, frutto di rapine storiche attraverso i secoli di occupanti assetati di bellezza a costo zero. Colpisce l’utilizzo di queste sale, uno per tutti che stravolge: campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale… Colpiscono i “pieni” di raffinatezza, precisione, armonia e qualità dei materiali che caratterizzano sale, mobili, giardini, scale.

- la scala per Biblioteca
Due scale da sogno, quella elicoidale quasi

Il Salone
magica, che porta su verso la Biblioteca, oggi chiusa al pubblico e “depredata”(conteneva circa 20.000 volumi, oggi ne sono rimasti, forse, 2.000); l’altra di ispirazione Vanvitelliana, sontuosa e solenne, offre l’affaccio sul parco silenzioso e mistico.

Un museo raccolto esalta la quantità e la qualità dei corredi funerari esposti. Che splendore! Che stupore! Vasellame dal quale non si riesce a staccare gli occhi…
Colpisce la scarsa promozione di questo gioiello. Il gestore del piccolo bar all’esterno ci racconta le peripezie vissute per avere un appoggio dal Comune, Regione, Ministero dei Beni Culturali. Triste constatare, ancora una volta, come vengano sprecate risorse preziose per il nostro paese, per la cultura, per l’occupazione dei tanto citati “gggiovani…”

When François Lenormant, professor of archaeology at the National Library of Paris in 1883, visited the Chartreuse of Padula on his journey through Southern Italy, he wrote:
“I went to sit in the Great Cloister. There were many clouds, driven by a violent wind, passing swiftly in front of the full moon producing continuous sudden changes that ranged from profound darkness to brilliant light. There is nothing more enchanting than the effect of these drops of nocturnal light which at times reveal the architecture in all its extraordinary purity down to the smallest detail, and at times conceal it completely. These sudden changes in light seemed to conjure up white phantoms in the depths of the porticos as though the ghosts of the old inhabitants of the monastery had risen, as was their custom, to celebrate night office. I would willingly have stayed until dawn… but tiredness was the stronger. Sleep overcame me and I had to return to my cell where I immediately slept… despite the intense cold and the wind which swept in freely through the glassless windows “.
Dopo queste significative parole, le mie non riescono ad esprimere ulteriori sentimenti ed emozioni provate.
La piccola galleria di affascinailtuocuore forse riesce a comunicare qualcosa in più.
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Posted on dicembre 30, 2011 by affascinailtuocuore
Si, avevamo avuto il dubbio, visto che ai primi di Novembre non era arrivato l’avviso per gli abbonati. Ieri, 29 Dicembre, gli auguri amari di conferma dal settore servizi alla persona del comune di Montegrotto Terme:
…si informa che per difficoltà finanziarie di bilancio, quest’anno non è stato possibile realizzare la consueta Stagione di Prosa.
Il Comune non rinunca tuttavia al teatro e propone una breve rassegna di Teatro Veneto…
La Regione Veneto, magnanimamente, contribuisce con la sbalorditiva somma di 1.500,00 Euro!
E penso al Teatro Valle di Roma ora Teatro Valle Occupato. Cosa succede lì a Capodanno? NIENTE
Gli occupanti scrivono:

“Dispiace anche a noi, ma siamo assolutamente convinti di aver preso la decisione giusta.
Il Valle Occupato a Capodanno chiude le porte.
Perché? Perché questo è un teatro, e in quanto tale va preservato, custodito, curato e protetto. E’ un periodo di intensi lavori sulla Fondazione Teatro Valle Bene Comune. Senza contare che oggi abbiamo passato il mordente sul palcoscenico, aggiustato alcune poltrone, sostituito lampadine: è questo il nostro primo pensiero, mantenere in salute questo luogo, che da 6 mesi pulsa di vita, di idee, di avvenimenti e di ritmi accelerati.
Non disperate, è solo una notte! E fin da gennaio, il Valle tornerà ad ospitare le assemblee, le serate, gli spettacoli, e tutte quelle occasioni che stanno facendo di questa lotta una lotta veramente comune.
Un augurio dal cuore pulsante della lotta:
siamo tutti chiamati ad essere parte attiva di un impegno collettivo,
che il 2012 sia un anno di risvegli, consapevolezza e rinnovamento!
Buon anno a tutti!”
Tempi duri per tutti. E allora non rassegnamoci e costruiamoci un 2012 migliore.
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Posted on dicembre 8, 2011 by affascinailtuocuore
Tempo di Natale, tempo di cibo prelibato, cibo dei ricordi e della realtà. E cosa mi torna in mente? Il riccio, il grande gastronomo antipatico, il giapponese raffinato, le donne complicate, insomma, le Estasi Culinarie e L’eleganza del Riccio di Muriel Barbery.
La storia del mio incontro con questi due libri è singolare. Vado all’appuntamento con il mio avvocato per quella vecchia faccenda dell’eredità. Un impulso irrefrenabile mi spinge a donarle L’Eleganza del riccio. Non l’ho letto ancora, ma se ne parla così tanto! E siccome mi ritengo un riccio spinoso, lo regalo a questa dolce donna, che poi tanto dolce non deve essere visto il lavoro che fa, come chiave di lettura della mia personalità.
Non chiedetemi perché in un rapporto avvocato-cliente debba esserci tutta questa necessità di far capire chi tu sia. Le porto il libro e lei, con voce suadente mi dice
“Grazie, bellissimo! sono un’appassionata lettrice di Barbery”
“Oh, Oh” dico un po’ imbarazzata, “sono arrivata troppo tardi?”
“No, questo lo tengo, è un suo regalo, anzi, guardi qua cosa ho in borsa, ho appena finito anche questo, Estasi culinarie della stessa autrice, glielo presto, lo legga e poi mi dice cosa ne pensa”.
Me lo “presta” perche è a sua volta un regalo e dunque ci tiene a riaverlo.
Lo leggo, mi porta all’interno di una rete trama-dolore e ordito-piacere. Tra morte e cibo, genio e sregolatezza, amore e odio. Gli estremi in continuo conflitto esterno e interno a Monsieur Marthens super blasonato critico gastronomico, alla ricerca del sapore primigenio, ancestrale, quello che da vita e gusto a tutti gli altri, quello che sembra svanito chissà dove! Ripensandoci visualizzo la storia come uno sfondo nero con natura morta.
E passo finalmente al riccio e qui sprofondo in tensioni emotive grandiose, in una tecnica narrativa sapiente che mi accompagna dentro e fuori i personaggi che, come Paloma, Reneè, Mr Ozu (quasi un trio complice) e tutti gli altri, vivi o morti, recitano la loro storia incantando il lettore.
Ê un vero e proprio viaggio di scoperta, dove uno dopo l’altro cadono tutti i veli, fino ad arrivare al finale meraviglioso, all’illuminazione, all’epifania travolgente, al “surprising ending“.
Torno dall’avvocato per il solito incontro di messa a punto della situazione e le porto una lunga lettera piena di tutto quello che ho trovato, sentito e vissuto nei due libri di Muriel Barbery. Strana seduta la nostra. Le consulenze legali si animano anche tra le pagine dei libri. Strana esperienza, riccio insuperabile.
Dopo qualche anno mi capita di vedere il film tratto dal libro, coglie l’essenza del libro. L’esercizio dell’ascolto come arte somma. Barbery non lo ha amato molto e ha preteso che venisse precisato:
“Liberamente tratto da…”
Dicono ci sia stato qualche motivo di interesse, come la cessione troppo affrettata dei diritti di un libro che poi ha venduto milioni di copie.
Il libro, comunque, è un’altra cosa.(Ovvietà) Ne devo parlare con l’avvocato. Trailer
Descrizioni IBS
L’Eleganza del riccio è stato il caso letterario del 2007 in Francia: ha venduto centinaia di migliaia di copie grazie a un impressionante passaparola e ha vinto il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi.
“Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maîtres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant… Dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni.
Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l’ambiente che la circonda.
Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro, si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.
Le pagine scivolano leggere fra i dotti rimandi e la lingua forbita di Renée e il parlato acerbo di Paloma, mentre l’ironia pungente non risparmia l’ipocrisia imperante nei quartieri chic. Quando ci s’imbatte in tale miscela di leggerezza e umorismo, cultura e profondità, è un piccolo miracolo.”
Estasi culinarie “Già pubblicato in Italia qualche anno fa (Una golosità, Garzanti, 2001), prima che arrivasse il grande successo de L’eleganza del riccio, il romanzo d’esordio di Muriel Barbery ha già in sé tutti gli ingredienti che avrebbero decretato il successo mondiale dell’autrice francese. Mai come in questo caso è appropriato parlare di “ingredienti”, dal momento che il libro è percorso, pagina dopo pagina, dai profumi, dai sapori, dall’aroma intenso del cibo.”
Nel signorile palazzo di rue de Grenelle, dove vive la portinaia Renée, abita anche il più blasonato critico gastronomico del mondo. Capace con un gesto di rovinare la carriera dei più famosi chef, ma anche di innalzare al Parnaso della gastronomia piccoli bistrot sconosciuti, il signor Arthens è il più cinico, burbero, arrogante uomo sulla terra, un uomo che ha fatto terra bruciata intorno a sé facendosi odiare e odiando a sua volta i suoi figli, sua moglie, le sue amanti, ma anche il gatto, le statue, i quadri della sua casa. Tutto gronda rancore, ogni singola persona interpellata emette la stessa sentenza: “che muoia pure! Despota, indolente, vecchio pazzo!”.
Un pazzo, ma anche un genio, che durante la sua carriera, con la sua penna, la sua audacia e il suo brio, con la sua proprietà di linguaggio è riuscito a cogliere l’essenza di ogni cibo. Dal cioccolato alla mollica del pane, dal sashimi alle erbette aromatiche di campagna, ogni sapore riceveva dalle sue parole una spinta vitale. Come un Demiurgo il noto gastronomo plasmava l’essenza dei cibi, trasformandoli in esperienze sublimi, dando dignità estetica all’azione basilare dello sfamarsi. La magia dell’arte e delle parole, attraverso cui la fame diventa bramosia, e la sazietà sovrabbondanza.
Ma in punto di morte, steso nel suo letto, mentre i suoi parenti e le poche persone con cui ha avuto a che fare gli augurano di andare dritto all’inferno, Arthens non trova le parole. Ha perso il gusto, non sa più descrivere quel desiderio che gli arde nella gola, che solletica le sue papille gustative. Il ricordo di un sapore ormai perso nel tempo, forse qualcosa che viene dalla sua infanzia, o da uno dei suoi numerosi viaggi intorno al mondo. Forse un sapore perso per scelta, deliberatamente ignorato, forse la base, il comune denominatore di tutti i sapori.
Un romanzo che trascina, con pungente ironia, attraverso la parabola della vita e della morte, un libro che sfocia, anche in questo caso, nell’indagine filosofica sull’eterno rincorrersi di realtà e apparenza.”
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Posted on agosto 26, 2011 by affascinailtuocuore
Viaggio nella “piccola capitale del libro”
“Viaggio in Lunigiana da dove partirono per il mondo le dinastie dei venditori di almanacchi, monumento vivente all’editoria”
Su La Stampa di oggi, bell’articolo di Teodoro Chiarelli su Montereggio, gioiello della cultura in terra di Toscana. Gli eBook avanzano, conquistano terreno, ma i librai non mollano!
“Benvenuti a Montereggio di Mulazzo, il paese dei librai…”continua qui
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Posted on luglio 6, 2011 by affascinailtuocuore
Per la precisione…
Grazie a Michele Gesualdi, Presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani per la sua rettifica sulla famosa frase attribuita da molti a Don Lorenzo Milani e sul suo vero significato. Molti autorevoli studiosi e critici sono caduti nell’errore. La frase di Padre Mazzolari, rimane comunque un invito da tenere sempre presente.
Don Milani “il guerrigliero”

Roberta De Monticelli apre questo illuminante Instant book parlando di obbedienza, disobbedienza, responsabilità, coscienza, tenuti insieme da una sola grande parola: Libertà.
Dell’obbedienza e della servitù, questo il titolo del suo incisivo intervento che si chiude con un’ affermazione che trasuda speranza:
“è davvero tempo di rileggere Don Milani”
per riscattare le nostre coscienze obnubilate da anni di obbedienza robotica…
La Lettera ai Giudici di Don Milani sulla responsabilità di ciascuno e di tutti mi fa provare vergogna e pietà verso quei politici che, facendo un uso opportunistico della coscienza, si definiscono “Responsabili”. Responsabili sì, ma per bieco disegno pseudo-politico. Numeri vuoti di significato che sviliscono anche l’alto valore intrinseco che pure i numeri possono avere!
Alto, intellettuale, fortunatamente accessibile a un pubblico ormai più padrone della parola, anche tra i giovani, come lui voleva. Ricco di testimonianza civile, di partecipazione attiva al cambiamento sociale. Popolare nel senso più nobile della parola il discorso di Don Milani, semplice nel suo messaggio di democrazia e giustizia. Il suo linguaggio è figlio di un periodo in cui si stanno prendendo le misure per una società moderna.
La lettera “Non di solo pane è una richiesta accorata di “Cultura”, di istruzione per tutti: poveri e ricchi!
“Dieci anni di occhi di ragazzo spalancati sul mondo sono dieci anni qui sul monte Giovi come in via Tornabuoni[…] Io son sicuro dunque che la differenza tra il mio figliolo e il vostro non è nella quantità nè nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore, ma in qualcosa che è sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa: la Parola” (p.67)
Anche “Gli occhi di ragazzo” dei nostri figli oggi sono tutti spalancati allo stesso modo, forse ricchi e poveri hanno un livello di opportunità sicuramente più alto e più uguale che negli anni 50 e 60, ma nuovi occhi si stanno affacciando sul nostro mondo che hanno bisogno di tornare al senso di giustizia di Don Milani. Sono gli occhi dei nuovi Italiani, provenienti da altri paesi in cerca, appunto, di opportunità…
Forse il dominio della parola è oggi da riscoprire per capire meglio, più ancora che negli anni 60
“l’intima essenza e i confini precisi sulla propria [parola] perchè esprima senza sforzo e senza tradimenti le infinite ricchezze che la mente racchiude…”
Lettera dalla Montagna:
“L’acqua è di tutti!”
E qui non leggiamo parolone nuove come privatizzazione di beni e servizi, qui leggiamo di una piccola sorgente in un terreno privato resa prima disponibile per nove famiglie del borgo, sulla spinta di un’illuminazione del momento e poi negata in nome del sacro principio della proprietà privata. Esempio di “gestione del potere” tramite il controllo di un bene non “restringibile”. Dove è l’origine dell’acqua? Dove la fine? E associo a queste pagine la lotta di Danilo Dolci a Trappeto “Borgo di Dio”, la scuola di Mirto e la diga del Simeto. La sua lotta alla gestione mafiosa dell’acqua negata ai cittadini “deboli e sottomessi” ha molto di Don Milani.
Forte e chiara la Lettera ai Cappellani militari sull’obiezione di coscienza, sulla storia delle guerre, più o meno “giuste”, portatrici di sangue e morte… Chi è più ribelle? Chi si rifiuta di portare la morte o chi la morte la elargisce “a piene armi?” Torna l’articolo 11 della Costituzione.
Da allora tanti passi avanti sono stati fatti, gli obiettori non finiscono più nella prigione militare di Gaeta, ma vengono impiegati in servizi civili, come già ai tempi di Don Milani accadeva in altri paesi “in questo più civili del nostro”.
Insomma, altro che “food for thought”! Quello spezzato con noi da Don Milani, è cibo che alimenta il pensiero, l’anima e l’azione: a che serve altrimenti avere le mani pulite se si tengono in tasca! Con De Monticelli, consapevolmente e con determinazione diciamo sì, “E’ davvero tempo di rileggere Don Milani”
Dalla postfazione di Don Balducci emerge un ritratto sfaccettato del “guerrigliero” Don Milani, che potrebbe trovare la giusta sintesi nel
“Conflitto tra l’obbedienza istituzionale e l’obbedienza interiore alla voce della coscienza…”,
anticipando i tempi e realizzando nel concreto la vera Chiesa…quella che da la parola ai poveri, agli umili e a tutti quelli che il linguaggio paludato della Chiesa alta e distante non lo capiscono proprio!
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